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Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD Inflammatory Bowel Diseases) come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa sono patologie invalidanti che accompagnano il paziente per tutta la vita con un decorso intermittente.
Negli ultimi 30 anni la prevalenza globale delle IBD è aumentata dell’85%, raggiungendo, a livello mondiale, un numero di ammalati di circa 7 milioni, come riportato da recenti studi epidemiologici (M. Agrawal, United European Gastroenterology Journal, 2022). In Italia circa 250.000 persone sono oggi interessate da queste patologie, numero destinato ad aumentare nel prossimo decennio. (Fonte dati Ministero della Salute)
“Con l’avvento dei farmaci biologici (detti anche biotecnologici perché ottenuti mediante sofisticati processi di ingegneria genetica) si è assistito ad una vera e propria rivoluzione in termini di cura” - spiega la dottoressa Maddalena Terpin, coordinatrice dell’ambulatorio specialistico dedicato alle IBD afferente alla struttura di Gastroenterologia, diretta dal dottor Gian Marco Idèo. “Prima che questi farmaci fossero disponibili la terapia si limitava sostanzialmente al controllo della sintomatologia. Oggi siamo in grado di ottenere il ripristino dell’integrità della mucosa intestinale nella maggior parte dei casi, con conseguente riduzione delle ospedalizzazioni e degli interventi chirurgici e soprattutto con un miglioramento della qualità della vita”.
Visto il carattere progressivo delle IBD il trattamento deve essere intrapreso precocemente per controllare le ricadute, prevenire le complicanze e garantire al paziente il benessere generale. Il primo farmaco biologico presentato alla comunità medica nel 1993 è stato Infliximab (anticorpo monoclonale anti Tumor Necrosis Factor) che ancora oggi rimane un punto fermo tra le opzioni terapeutiche. La ricerca è progredita con l’introduzione di altri anticorpi anti TNF (Adalimumab e Golimumab,) meglio tollerati e a somministrazione sottocutanea. “Per quanto gli agenti anti TNF abbiano rivoluzionato la terapia delle IBD - osserva la dottoressa Terpin - circa il 30% dei pazienti perde la risposta nel tempo ed è stato quindi necessario ricercare altri agenti dell’infiammazione quali target terapeutici”.
“Il progredire delle conoscenze sui meccanismi alla base dell’ infiammazione hanno permesso lo sviluppo di ulteriori anticorpi monoclonali (ustekimumab, vedolizumab e risankizumab) che hanno bersagli sempre più selettivi, con il vantaggio non solo di offrire un’ulteriore opzione terapeutica, ma anche di ridurre i possibili eventi avversi. Anche la possibilità di somministrare i nuovi farmaci per via sottocutanea a domicilio presenta una miglior accettazione da parte del paziente, con una riduzione degli accessi ospedalieri”.
“Un altro cambiamento epocale è rappresentato dall’arrivo delle cosiddette “small molecules”, principi attivi mirati all’inibizione del sistema JAK (tofacitiniv, filgotinib, upadacitinib), caratterizzati da possibilità di somministrazione orale, ridotta immunogenicità e rapidità di risposta - prosegue la dottoressa - farmaci già dimostratisi efficaci già nel trattamento delle malattie reumatologiche. A breve è prevista l’uscita in commercio di ulteriori molecole capaci di agire in modo sempre più selettivo contro gli agenti dell’infiammazione”. “I farmaci biologici sono il frutto di una sofisticata produzione farmaceutica con un panorama in continua evoluzione - conclude Terpin - le innovazioni terapeutiche proposte consentono sempre di più la personalizzazione del trattamento e ci consentono di migliorare la qualità di vita nel malato cronico”. “Abbiamo attivato l’ambulatorio specialistico dedicato alle IBD nel luglio 2022 - ricorda il dottor Gian Marco Idèo, primario della Gastroenterologia - e dalla sua istituzione l’attività di diagnosi e cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali è quintuplicata. Ringrazio per il lavoro la dottoressa Terpin e l’èquipe che l’affianca, la dottoressa Valentina Vecchione, il dottor Osvaldo Bellini e il dottor Luigi Furlan”.